I capelli causa di repressione

La Dichiarazione universale dei diritti umani sancisce il principio di non discriminazione e, in particolare, di uguaglianza tra uomini e donne. Principio previsto in diversi trattati che l’Iran ha ratificato, in particolare la Carta delle Nazioni Unite e il Patto internazionale sui diritti civili e politici.

Eppure..

Nel nome di Mahsa Amini e delle donne iraniane, in questi giorni, in tutto il mondo, si stanno innalzando proteste per chiedere l’abolizione della legge (articolo 638 del codice penale islamico) che obbliga le donne a indossare il velo, la fine della repressione e dell’uso ingiustificato della forza.

Anche in Italia, anche a Bergamo, sono numerose le testimonianze di donne fuggite dal regime iraniano. Quello che maggiormente colpisce nei loro racconti è la gioia per il senso di libertà, mai provato nel loro Paese di origine, e vissuto in prima persona una volta arrivate nel nostro Paese, di poter sentire il vento tra i capelli, finalmente sciolti e liberi!

Per noi che viviamo in una società dove questo gesto non è nemmeno degno di nota, perché talmente naturale da passare inosservato, vedere i loro occhi illuminarsi per “così poco” fa davvero rabbrividire..

Perché per “così poco” sono state uccise delle giovani donne. Per “così poco” ci sono bambine che crescono senza potersi sentire tali. Per “così poco”.. Per una piccola ciocca di capelli che ha deciso di non sottostare a un regime oppressore, ma di provare a volare, libera..

Continua..